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Intuizioni, impressioni ed esperienze donate dalla Natura attraverso l'arte della fotografia

photography of nature

Feci numerosi tentativi nel cercare la perfezione in natura nel luogo che chiamo casa: le maestose Dolomiti. Queste montagne sono il mio rifugio nel quale posso trovare costantemente serenità e conforto. 

Dopo essermi inchinata più volte al loro cospetto  "la perfezione" che stavo cercando finalmente arrivò. Le Pale di San Martino si stavano umilmente riflettendo in compagnia di nuvole intense e rosee. Era un'occasione rara, non potevo sottrarmi da tale bellezza. L'attimo fuggente venne quindi impresso atttraverso un'unica fotografia.

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Arrivata in questo luogo desolato e inospitale dell'Islanda, mi sentivo disorientata e non al sicuro. Ero nel bel mezzo di una tormenta e avevo due opzioni: rinunciare all'esplorazione o proseguire il cammino. Decisi di resistere e di abbracciare l'inospitalità. Subito mi si presentò un'occasione: davanti ai miei occhi la natura creò uno splendido dipinto ad acquarello ove l'erba secca e i crateri innevati segnavano il chiaro passaggio tra l'autunno e l'inverno. Il vento, se prima mi creava un certo disagio poi, mi fece accorgere di quanto fosse indispensabile nel modellare perfettamente il paesaggio. A quel punto non avevo più dubbi, dovevo assolutamente creare il mio dipinto. Dopo tanti sforzi riuscii a realizzarlo e a farlo diventare uno splendido e marcato ricordo.

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Stavo camminando tra i boschi nella val del Dardagna quando mi si presentò innanzi un'incantevole cascata attorniata da una ricca vegetazione. Ai miei piedi una felce ancora verde che resisteva all'autunno ormai inoltrato mentre in cima i colori caldi distoglievano l'attenzione dal flusso ininterrotto dell'acqua. Avvertii subito una sensazione di profondo benessere derivato dall'ambiente sano in cui mi trovavo.  Capii quindi che ero stata accolta dal bosco e non potevo che esserne piacevolmente coinvolta.

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Stavo vagando nell'ignoto camminando sul terreno ghiaioso del deserto del Gobi. Potevo sentire soltanto i miei passi e nient'altro. Raggiunta l'estremità di un dirupo mi si spalancò un nuovo mondo. Il deserto non era più deserto ma era un'agglomerato di formazioni rocciose per nulla banale. Tutto ciò mi aveva spiazzata! Al contrario, non potevo dire lo stesso dell'assoluto silenzio reso noto sin dall'inizio. Nonostante il caos creato dal paesaggio circostante esso incombeva su di me prepotentemente. Tuttavia, non fermò l'insaziabile voglia di testimoniare l'accattivante luogo.

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Era un fresco pomeriggio di maggio, passeggiavo su una scogliera suggestiva della "Cantabria", ricca di ogni genere di fiore nordico, quando ad un tratto un raggio di luce tra l'oscurità delle nuvole cadde sull'oceano concentrato a urtare l'unico scoglio rimasto.  Fu chiaro che la primavera volle rivelarsi dandomi l'opportunità di ideare un quadro scenografico.

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Girovagando tra i boschi di Canfaito, osservavo meravigliata le tante anime del parco. Erano esemplari di faggi secolari che sembravano non aver perduto la loro autenticità. Uno in particolare mi colpì per la sua magnificenza. I suoi rami robusti, il suo ricco fogliame ancora presente malgrado la stagione autunnale ormai avanzata erano segno di un animo longevo e potente.  Mi fermai quindi ad osservarlo tentando di far emergere tutta la sua bellezza e la sua forza che continuano a persistere nel tempo.

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